L’ex presidente Romano Prodi parla della situazione del Pd.
Intervistato da Repubblica, Prodi esclude la possibilità di sciogliere il Pd. “Ho speso tutta la mia vita politica per riunire le culture del riformismo. Il Pd va cambiato, dinamizzato, proiettato, ma scioglierlo sarebbe come ripudiare la mia vita, una specie di suicidio, e non ho ancora una volontà suicida” ha detto l’ex presidente del Consiglio.
Ma non significa che non vada fatto un cambiamento radicale. Prodi ammette che “i rapporti con il paese si sono ristretti molto” e che quindi “bisogna ricominciare a parlare con la gente delle cose che si discutono a tavola”. Affrontare tutti gli argomenti, non solo con esponenti del Pd ma anche con esperti e con i cittadini, dalla droga alla ricerca, dal lavoro alla salute e ai giovani. Secondo il processo di rifondazione di Prodi poi, il sabato dopo aver affrontato e dibattuto temi per una settimana, il segretario va in una città e ne fa una sintesi.
Bisogna ricostruire il legame di politica comune
Poi dopo si fa il congresso sui nomi per la guida del Pd. “E’ una utopia? Sì, ma questo si fa se si vuole rifare un partito. Prima di eleggere un segretario bisogna comporre una linea politica” precisa Prodi. Riporta così l’esempio dell’Ulivo, quando ricorda che girò 14 mesi in pullman. “I primi tre mesi mi hanno preso come un cretino, ma dai e dai, la gente partecipava, partecipava, partecipava. Questa è democrazia. L’Ulivo non era populista ma non era elitario” sottolinea Prodi.
L’ex premier parla degli errori del Pd: “Non sono una maestra con la penna rossa e blu, ma quando vedo la poca durata dei segretari, il gioco del vertice che ha attirato tutta l’attenzione, penso che lì è avvenuto un distacco” dice Prodi. Poi si concentra sul fenomeno delle “rising star”, le stelle nascenti che poi esplodono che riguarda tutti i partiti. “La crisi dei partiti tradizionali ha portato in Italia a una situazione unica” e riguarda la cultura del nostro paese “perciò è da ricostruire il legame di politica comune che vada in profondità e non lo si può fare con prevalenza di cattolici né di comunisti, bensì mettendo insieme i diversi riformismi con un programma riformista” ha spiegato Prodi.
Infine ci vorrebbe per il professore una nuova legge elettorale e protende per un doppio turno alla francese per ricomporre l’Italia. Per quanto riguarda il prossimo governo, Prodi si dice molto preoccupato.